Recovery plan, 43 miliardi agli enti locali
ANCI si sofferma sul fatto che sulle materie di competenza diretta degli enti locali confluiranno almeno 43 miliardi di euro del recovery plan. Fondamentale è che i finanziamenti siano diretti, che si definisca la governance e si diano ai Comuni gli strumenti necessari, a cominciare dal personale, per spendere presto e bene queste risorse. Questi, in sintesi, sono gli argomenti che il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, ha portato all’attenzione della commissione Bilancio della Camera che sul Pnrr ha ascoltato i rappresentanti di Comuni, Province e Regioni.
“La versione del piano approvata lo scorso 12 gennaio in consiglio dei ministri è economicamente più consistente delle bozze precedenti, perché ai 209 miliardi sono state sommate le risorse del ReactEU, del bilancio dello Stato e le risorse della nuova programmazione comunitaria, fino a raggiungere un totale di oltre 310 miliardi di euro – ha calcolato Decaro -. Una prima analisi porta a stimare un valore di circa 43 miliardi di euro impegnati su materie di competenza diretta degli enti locali locali. La nostra valutazione complessiva del piano nazionale di ripresa e resilienza, è positiva. Apprezziamo alcune chiare indicazioni, nelle linee di finanziamento, coerenti con i 10 punti del manifesto ‘Città Italia’ che noi sindaci abbiamo concepito e consegnato al governo nell’interlocuzione all’interno del Ciae. Tuttavia dobbiamo segnalare anche alcune lacune o incertezze di merito e di metodo. In particolare non riscontriamo nelle misure legate a politiche sociali e socio assistenziali, la 5 e la 6, la centralità del ruolo dei Comuni che pure assolvono una funzione essenziale per potenziare la qualità dei servizi e per rafforzare la capacità di dare risposte adeguate ai bisogni dei cittadini. Riteniamo, per esempio, che vada costruito uno snodo efficiente e robusto fra redditi di sostegno e politiche attive del lavoro che abbia al centro la persona. Uno snodo che solo il Comune può costituire”.
Altrettanto importante è il metodo di gestione e applicazione del piano. “Nel piano non ci sono elementi sulla gestione delle risorse, sulle modalità di attuazione del piano e sul ruolo operativo riservato ai Comuni – ha continuato Decaro – elementi che influiranno moltissimo su quella certezza dei tempi che la Commissione europea ci chiede. Del resto proprio la Commissione invita i governi a prevedere una legislazione che acceleri l’iter e consenta l’assegnazione delle risorse in un tempo limitato e certo”. La direzione indicata da Decaro è quella di disporre finanziamenti diretti ai Comuni e di definire procedure più snelle, compatibili con un’attuazione rapida degli interventi. “L’altra questione fondamentale che incrocia merito e metodo – ha concluso Decaro – riguarda il potenziamento del personale che dovrà attuare il piano: un piano organico straordinario per rafforzare le amministrazioni coinvolte nella realizzazione del recovery plan e per evitare il paradosso di avere le risorse ma non il capitale umano necessario per portare a termine gli interventi entro le scadenze date. Da molto chiediamo la rimozione di paletti sulle assunzioni, vecchi di oltre dieci anni, che non hanno più ragione di esistere: non è più rinviabile”.