Nuovo processo di bilancio, Anci e Ifel si oppongono con forza
ANCI e IFEL non sono d’accordo sul DM MEF 25 luglio 2023, che – emerge nel comunicato diffuso - ha pensato di risolvere i problemi degli enti locali schiacciandoli una morsa temporale, come se ci fosse una mal celata volontà degli enti locali di fare il bilancio in ritardo per il gusto di perdere tempo. Oltre a tutto, operando in questo modo si mortifica l’autonomia degli enti locali stessi.
Nelle conclusioni al documento inoltrato a firma congiunta, Anci e IFEL rilevano “la persistenza di un significativo numero di enti locali che non arrivano a presentare il bilancio nei termini stabiliti e il correlato intervento di proroga del legislatore o del Ministro dell’interno sono fenomeni continuativi rilevabili in modo sistematico nel corso dei decenni. Nessun ente locale ha interesse a prolungare i tempi di formazione del bilancio se non per verificare le condizioni normative e finanziarie nelle quali esso deve collocarsi, condizioni che – come è ben noto – restano incerte quasi sempre fino alla fine dell’anno precedente, se non, come è molto spesso avvenuto, fino a provvedimenti dei primi mesi dell’anno successivo.
La proroga dei termini di deliberazione dei bilanci è quindi correlata alla mancata soluzione di problematiche strutturali fortemente acuite dai drammatici tagli seguiti alla crisi del debito sovrano, nello scorso decennio, da una perequazione, avviata dal 2015, distorta in quanto non finanziata dallo Stato, e dalle enormi complicazioni tecniche derivanti dalla riforma contabile, anch’essa attuata senza alcuna considerazione per le diverse condizioni di partenza finanziarie ed organizzative degli enti locali.
La strada per risolvere il problema è la soluzione delle problematiche che lo determinano: una sessione parlamentare di bilancio dedicata agli enti territoriali che definisca entro settembre il quadro di riferimento per l’anno successivo; l’assegnazione di risorse adeguate agli enti locali sottodotati che dalla perequazione attuale, se va bene, ottengono solo qualche spicciolo; la radicale semplificazione delle regole contabili e dei controlli, che oggi assorbono gran parte delle attività degli uffici; la promozione del “ripopolamento” degli uffici comunali, dopo un quindicennio di insostenibili riduzioni (-25%).
È una strada complicata, ma appare vana – oltre che di dubbio rispetto dell’ordinamento fondamentale delle Autonomie – la scorciatoia imboccata con il decreto del 25 luglio, che si accontenta di stabilire nuovi vincoli e possibili penalizzazioni per i responsabili comunali, in particolare dei servizi finanziari.
Anci porrà con forza in tutte le sedi politiche ed istituzionali l’esigenza di una sollecita revisione del decreto 25 luglio prima che se ne producano i molti e prevedibili effetti indesiderati, a fronte di benefici quanto mai incerti”.