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Nuovo codice degli appalti, le criticità sollevate da ANAC

Anac comunica di essere sostenitrice della semplificazione prevista dal nuovo Codice Appalti, ma di non condividere alcuni punti: l’eliminazione di controlli con uso indiscriminato dell’in-house; l’innalzamento della soglia degli appalti a 500.000 euro per le stazioni appaltanti non qualificate; la soppressione delle verifiche sul conflitto d’interessi; l’uso generalizzato dell’appalto integrato senza motivazioni.

L’appalto integrato senza motivazione

Astrattamente l’appalto integrato è una bella cosa. Di fatto l’esperienza ci dice che non funziona. La stazione appaltante affida il progetto, e si ritrova un progetto diverso da quello immaginato, con aumenti spropositati dei costi, e contenziosi infiniti. E ridefinizioni continue del progetto, allungando i tempi di consegna dell’opera. Non c’è da parte di Anac una opposizione ideologica preconcetta. E’ l’esperienza che ci dice che funziona male. La promessa dell’appalto integrato di tempi rapidi non è fondata, come pure la promessa di costi certi. Lo vediamo già dal progetto esecutivo. Non si attua.

Soppressione del registro Anac dell’in-house

Purtroppo la soppressione del registro dell’in-house gestito da Anac nel nuovo Codice, è sbagliata. Avere una verifica preventiva per vedere se il soggetto che acquisisce al di fuori della concorrenza una commessa pubblica ha i requisiti per non fare concorrenza sleale rispetto alle imprese è essenziale. Verificare se davvero vengono rispettati i requisiti richiesti dalla giurisprudenza comunitaria non consente di conoscere quali in-house hanno le caratteristiche per operare correttamente. Due terzi dei richiedenti non hanno quelle caratteristiche, e finora sono rimasti esclusi dall’elenco. Ora entreranno tutti. Ha senso questo? Favorisce una migliore gestione e fornitura di servizi? Aiuta a fornire servizi a prezzi più competitivi? Favorisce la libera concorrenza e la scelta dei fornitori migliori? Io credo di no. Per questo chiediamo al Parlamento di modificare tale aspetto del testo di Codice approvato dal governo. Se non si reintroduce l’albo degli in-house, aumenterà il contenzioso. Il controllo preventivo di Anac è un aiuto fondamentale agli stessi enti per fare scelte giuste e operare bene. Altrimenti il rischio è che si blocchi tutto dopo, con un’impennata di contenziosi e blocco operativo successivo. Oltre alla determinazione di sacche di inefficienza che sono sottratte allo stimolo del mercato, e quindi al miglioramento del servizio.

Soglia di 500.000 euro per le stazioni appaltanti qualificate

Aver alzato la soglia di gestione degli appalti a 500.000 euro per le stazioni appaltanti non qualificate è come permettere di guidare in città senza patente dove c’è il limite dei 50 km. Cioè consentire di fare appalti fino a mezzo milione per chi non è in grado di farlo, perché non qualificato. Occorre riportare la soglia a 150.000 euro. Sopra quella soglia per fare appalti bisogna essere qualificati. Oggi in Italia esiste uno numero spropositato di stazioni appaltanti, che non ci possiamo permettere. Le centrali di committenza qualificate non possono essere più di 100. Alcune qualificatissime centrali, e altre potranno essere a livello regionale, provinciale o di città metropolitane. Se un comune non ha personale qualificato per fare appalti di alto livello, i lavori e gli acquisti si fanno male, si spende molto di più del necessario e si buttano soldi pubblici. Altrimenti le pubbliche amministrazioni soccombono nella contrattazione con i grandi gruppi privati. Nessuno vuole blocchi dei Comuni. Troviamo il modo di accompagnare transitoriamente, ma andiamo nella direzione di avere stazioni appaltanti qualificati.