Il ruolo della motivazione negli atti di accertamenti
La Corte di Cassazione, con Sentenza n. 2029, del 19 gennaio 2024, riguardo l’onere motivazionale degli atti di accertamento, ha precisato: “In relazione all'onere di motivazione va richiamato, in termini generali, l'art. 7, comma 1, della Legge 27 luglio 2000, n. 212 (Statuto dei diritti del contribuente) il quale prevede che: "Gli atti dell'amministrazione finanziaria sono motivati secondo quanto prescritto dall'art. 3 della legge 7 agosto 1990, n. 241, concernente la motivazione dei provvedimenti amministrativi, indicando i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche che hanno determinato la decisione dell'amministrazione...". Gli atti [...] non possono essere generici e devono, in ogni caso consentire al contribuente di comprendere come sia stato determinato l'importo e mettere lo stesso in grado di conoscere come sia stato determinato l'importo richiesto in pagamento.”.
La Suprema Corte ha colto l’occasione per chiarire che la pretesa tributaria esercitata con un atto di accertamento deve essere chiara ed inequivocabile al destinatario, dovendo l'atto “consentire la comprensibilità e con essa la possibilità di valutare la legittimità della pretesa fiscale, incombendo sull'ente impositore l'onere di indicare nell'atto impositivo tutti gli elementi posti a base della pretesa fiscale, al fine di garantire il rispetto del diritto di difesa del contribuente”.