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Dlgs 116/2020 e TARI, Anci scrive ai ministeri

L’ANCI scrive al Ministero dell’Ambiente e al Ministero Economia e finanze per chiedere la costituzione di un tavolo tecnico volto ad individuare le ricadute ambientali, ma anche quelle finanziarie e tributarie del nuovo DLGS 166/2020.

Il decreto legislativo n. 116 del 2020 – scrive l’ANCI - ha apportato significative modifiche al Codice dell’Ambiente (d.lgs. n. 152/2006). In particolare, la nuova definizione di rifiuti urbani entrata in vigore il 1° gennaio 2021 e la facoltà di uscita dal servizio pubblico di cui all’art. 238, comma 10, ora vigenti presentano importanti implicazioni sia sull’organizzazione del servizio di gestione dei rifiuti urbani, sia sul gettito del prelievo sui rifiuti. È evidente che, a quest’ultimo riguardo, molto dipenderà dalla lettura delle principali disposizioni che presentano impatti diretti e indiretti, sulla disciplina e l’applicazione del prelievo sui rifiuti.

La portata dei chiarimenti per cui si ritiene opportuno e necessario un intervento urgente e risolutivo del Ministero dell’Ambiente e del Ministero dell’Economia e delle finanze, riguarda pertanto in questo contesto esclusivamente la tematica ambientale nella sua più stretta connessione con le tematiche fiscali di competenza dei Comuni. Infatti, sull’onda di una normativa poco chiara e totalmente priva di una disciplina di dettaglio, diverse attività economiche stanno inviando comunicazioni ai Comuni di fuoriuscita dal servizio pubblico di gestione dei rifiuti, che nella maggior parte dei casi non sono corredate dalla necessaria documentazione che attesti l’effettivo avvio a recupero dei rifiuti non più conferiti al pubblico, con evidenti e gravi ripercussioni su tutto il sistema.

In particolare, i temi per cui ANCI chiede un intervento urgente riguardano:

a) il mantenimento della “quota fissa” Tari per tutte le utenze;

b) precisazione dei locali ove si producono rifiuti “urbani” per tutte le categorie di utenza ed in particolare nella categoria 20 (attività industriali);

c) fissazione di una quantità massima di rifiuti urbani conferibili al sistema pubblico, a seguito della eliminazione della potestà comunale di assimilazione, e comunque la possibilità per i Comuni di prevedere, per via regolamentare, vincoli di carattere gestionale-organizzativo, con riferimento, ad esempio, alla dotazione dei contenitori di raccolta o alla frequenza dei ritiri.