Caro bollette sui servizi pubblici, come fare
L’aumento del costo dell’energia elettrica e del gas, per i noti dolorosi motivi, sta mettendo in difficoltà gli enti locali sia per la gestione degli immobili, sia per l’erogazione dei servizi pubblici.
I fondi Covid non possono essere utilizzati appieno, se non per la parte generata dall’applicazione delle norme sul distanziamento, come si verifica nelle scuole, dove molte aule sono state spostate in saloni, in ex palestre o addirittura in sala consiglio comunale. Su questo aspetto si è espressa favorevolmente la Ragioneria Generale dello Stato, a fronte di specifica domanda di ente locale.
Un altro possibile ausilio è l’applicazione dell’avanzo libero 2021 per spese non permanenti, ai sensi dell’art. 187 comma 2 Tuel, ma naturalmente occorre aspettare l’approvazione del rendiconto 2021; inoltre tale manovra sembra possibile solo quest’anno, giusto per affrontare il picco di spesa che tutti sperano possa essere solo straordinario.
A fine mese poi conosceremo il riparto della quota prevista nel DL 17/2022, a copertura del maggiore costo dell’energia elettrica e del gas. Sono stati stanziati 200 milioni per i Comuni e 50 milioni per le Province. Questa quota è certamente insufficiente a coprire i maggiori oneri degli enti locali, mediamente è pari al 12% del maggiore costo. Si spera che in sede di conversione dello stesso DL energia sia possibile, da parte dello Stato, un incremento dello stanziamento di spesa.
Indubbiamente poi, ogni qualsiasi decisione di razionalizzazione in parte corrente è positiva, sia per la riduzione di spesa corrente, sia per il potenziamento di entrate correnti non vincolate, quota netta FCDE.
Altra necessaria soluzione è quella dell’aumento delle tariffe dei servizi. Ci si chiede: è possibile continuare ad applicare tariffe basse (in alcuni casi 10 euro l’anno) per le lampade votive che stanno accese tutto l’anno? E’ possibile applicare tariffe basse su bocciodromi, palestre, impianti sportivi in genere riscaldati sei mesi l’anno? Stessa cosa per lo scuolabus, la mensa scolastica (che non ha solo il costo del pasto), i servizi dopo scuola.
Molti Comuni hanno già provveduto ad adeguare le tariffe in sede di approvazione del bilancio 2022-2024. Altri enti che hanno approvato il bilancio in precedenza, in epoca Covid ma non in epoca guerra, avranno altri strumenti a disposizione per adeguare le tariffe. Il primo di questi, a cui si pensa immediatamente, è l’art. 193 Tuel, ovvero la dichiarazione di squilibrio in consiglio comunale e l’individuazione di misure atte a ripristinare l’equilibrio tra cui l’aumento delle tariffe (“Per il ripristino degli equilibri di bilancio e in deroga all'articolo 1, comma 169, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, l'ente può modificare le tariffe e le aliquote relative ai tributi di propria competenza”).
La strada migliore però è un’altra, che evita la dichiarazione di squilibrio (che magari non è neppure necessaria). Ovvero l’art. 54 Dlgs 446/1997 (Approvazione delle tariffe e dei prezzi pubblici) che dopo aver ricordato che le provincie e i comuni approvano le tariffe e i prezzi pubblici ai fini dell'approvazione del bilancio di previsione, dispone al comma 1 bis: “ Le tariffe ed i prezzi pubblici possono comunque essere modificati, in presenza di rilevanti incrementi nei costi relativi ai servizi stessi, nel corso dell'esercizio finanziario. L'incremento delle tariffe non ha effetto retroattivo”.
Di conseguenza, si tratta di capire solo quando agire, sicuramente dopo la conversione in legge del DL 17/2022. Ma alcune iniziative, soprattutto per i Comuni che non hanno ancora approvato il bilancio di previsione, sarebbero da assumere subito.