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Canone unico patrimoniale, libertà nelle tariffe

Un'interrogazione parlamentare rivolta al Ministero Economia e Finanze ha posto l'accento sul fatto che nei regolamenti sul canone unico patrimoniale già emanati molti comuni italiani prevedono nuove e più elevate tariffe, annullando di fatto il cosiddetto meccanismo del frazionamento orario, in contrasto con l'obiettivo di introdurre un canone unico patrimoniale, di fatto si sta realizzando un ingiustificato e spropositato aumento delle tariffe da applicare dal 1° gennaio 2022, dopo il periodo di esonero fino al 31 dicembre 2021 disposto dai provvedimenti adottati dal Governo per il periodo di emergenza.

L'istante ha chiesto al MEF se non ritenga opportuno adottare iniziative normative che introducano una disciplina univoca per tutti i comuni anche al fine di superare situazioni di contrasto tra fonti secondarie di livello locale e la legge istitutiva del canone unico patrimoniale.

Il Mef ha risposto in sintesi quanto segue: "non si ravvisano ulteriori iniziative legislative da intraprendere al fine di disciplinare la potestà regolamentare degli enti locali in materia di tariffazione del canone patrimoniale di cui all'articolo 1, comma 837 della legge n. 160 del 2019.
È opportuno altresì evidenziare che, vista la natura patrimoniale dell'entrata in discorso il Dipartimento delle finanze non può esercitare la facoltà prevista dall'articolo 52, comma 4 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, in base al quale «Il Ministero delle finanze può impugnare i regolamenti sulle entrate tributarie per vizi di legittimità avanti gli organi di giustizia amministrativa».