Aran, monitoraggio contrattazione integrativa
Pubblichiamo l’ottavo Rapporto ARAN sul monitoraggio della contrattazione integrativa, che fornisce una sintesi delle risultanze del monitoraggio nell’anno 2019 ed un maggior dettaglio, con puntuali riscontri delle materie trattate, dell’attività contrattuale di secondo livello che si è svolta nel corso dell’anno 2018.
L’interesse per questo rapporto e la stessa scelta di analizzare congiuntamente due anni – il 2018 ed il 2019 – nascono dal fatto i due anni in questione fanno segnare, nel pubblico impiego, la ripresa effettiva di ordinarie relazioni sindacali, dopo un periodo non breve di blocco della contrattazione nazionale. Nell’anno 2018, sono stati sottoscritti i contratti nazionali di tutti e quattro i nuovi comparti di contrattazione collettiva (Funzioni centrali, Funzioni locali, Istruzione e ricerca e Sanità) ed il contratto di una delle aree dirigenziali (Istruzione e ricerca); nel 2019, sono stati sottoscritti i contratti di altre due aree dirigenziali (Funzioni centrali e Sanità). Di fatto, nel biennio 2018-2019 sono giunti a conclusione quasi tutti i negoziati della tornata contrattuale 2016-2018.
Come era lecito aspettarsi, la conclusione degli accordi a livello nazionale, ha avuto ripercussioni anche sulla contrattazione integrativa: il rapporto rende evidente – con l’ausilio dei numeri rilevati – questo tipo di collegamento tra i livelli negoziali, mostrando una forte ripresa della contrattazione integrativa, anche se, nel 2018, le novità contrattuali nazionali hanno richiesto una fase di analisi e studio ed una sorta di “riscaldamento dei motori”, anche questo tutto sommato fisiologico e prevedibile.
Guardando al solo numero dei contratti integrativi pervenuti in ciascun anno si vede che, a fronte dei circa 13.200 contratti pervenuti nel 2016, si è saliti a poco più di 14.000 nel 2018 e a circa 16.900 nel 2019. Soprattutto quest’ultimo anno, fa segnare dunque un sensibile balzo in avanti.
Altro dato da segnalare è l’accresciuto peso percentuale dei contratti normativi (il 55% del totale). Anche questo dato va messo in relazione con la conclusione degli accordi nazionali e con la circostanza che questi ultimi hanno definito un quadro di regole unitario, che ha consentito alle parti contrattuali in sede decentrata di lavorare a intese di più ampio respiro, che investono più anni anziché un anno solo.
Altro dato di un certo interesse è il numero molto contenuto di atti unilaterali, cioè degli atti adottati dalle amministrazioni in caso di mancato accordo (rappresentano nel 2019 solo lo 0,9% del totale; erano l’1,5% nel 2017 e l’1,2% nel 2018). Anche nel 2019, infine, si conferma l’elevato tasso di adesione delle RSU agli accordi (circa 96% a fronte di un dato leggermente più basso nel 2018).
Il monitoraggio sul 2018 conferma comunque la tendenza alla “contrattualizzazione” di alcune materie oggetto di sola partecipazione sindacale ed una certa diffusione della prassi di sottoscrivere contratti integrativi “omnibus” che riscrivono anche le norme di livello nazionale. La rilevazione analitica del 2019, che sarà conclusa nei prossimi mesi, fornirà certamente ulteriori e più specifici elementi al riguardo.
La contrattazione integrativa ha ripreso comunque con una certa vivacità. I primi dati del 2020, pur in una situazione in cui la pandemia ha inciso, fra mille cose, anche sulle contrattazioni in sede locale, dimostrano ancora un significativo interesse per questo strumento.